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La musica, come la vita, è un eterno ricominciare ad ogni istante, una ouvertoure permanente.

La mia vita è musica: come un’aquila si alza in volo trasportata dalle correnti ascensionali, corre come una fuga di Bach, sussurra recitativi interiori, come farebbe Adriana Lecouvrer nel foyer di un teatro lontano dal pubblico.

Mi capita spesso di corteggiare più acutamente il silenzio con le sue infinite tonalità.
E mi domando se io lo abbia mai udito veramente.
Mi capita di prestare orecchio al tintinnio timbrico di strumenti che provano prima della recita, al suono di archi che si accordano, di accenni musicali che somigliano a pennellate, di percussioni che evocano la nascita dell’universo o il primo suono creatore e allora penso che forse il silenzio ha una musica più vera, quella tra le note, come ci ricorda Mozart.

Io sono, io suono hanno la stessa radice. Siamo suono. Nella musica noi diventiamo musica e lei diventa noi. Come un fascio di vibrazioni essa ci riporta in armonia, come una voce originaria urta la nostra coscienza e su di essa scrive il tempo.
La coscienza diventa uno spartito e trattiene in esso, strappandolo alla storia , il tempo assoluto.
Qui, lontano dal rumore del mondo, come nella Recherche, vive l’ora più vera, quella in cui possiamo sentire la vita mentre suona se stessa.

Quando canto, accadono miracoli: lo spazio e il tempo si annullano, certi confini sfumano fino a toccarsi e così il palcoscenico e il loggione diventano una cosa sola, la platea e il golfo mistico un naturale prolungamento.

È una magia cantare con la grande musica di Bellini, Donizetti, Mozart ed essere suonata da loro.
È una magia invocare come fa Elsa in Einsam en trüben Tagen, un cavaliere che venga a salvarti.
È una magia entrare in palco sapendo che la fuori nel buio della sala, prima che il sipario s’alzi e i i respiri si facciano più silenziosi, c’è la curiosità di vivere una seconda vita.